Il mitilo mediterraneo

Il mitilo mediterraneo, Mytilus galloprovincialis, (Lamarck, 1819), è un mollusco bivalve appartenente alla famiglia dei Mytilidae, autoctono del Mar Mediterraneo e del Mar Nero, che vive nelle acque intertidali (fascia del litorale compresa tra i livelli della bassa e dell’alta marea) fino a 40 m di profondità. Questa specie sopravvive in zone ricche di nutrienti e che presentano substrati duri su cui potersi ancorare, come rocce, pietre, ciottoli, conchiglie, cemento e legno. I mitili sono in grado di colonizzare diversi tipi di habitat, dalle zone estuarine ad aree con elevata salinità, da zone esposte al moto marino fino ad aree riparate. Tollerano, infatti, acque con salinità del 28-34‰ (ottimale: 27-30‰) e temperatura tra gli 8°C e i 25°C. Per la loro versatilità sono considerati una specie invasiva, che dal Mar Mediterraneo si è ampiamente distribuita nei mari di tutto il mondo.
I mitili sono organismi filtratori, in grado di filtrare circa due litri di acqua l’ora (quasi 50 litri al giorno!!) attraverso le branchie, e si nutrono di microplancton, particelle organiche in sospensione e sostanze presenti in forma disciolta. La capacità di filtrare ingenti quantità di acqua in un breve arco di tempo rende questa specie potenzialmente in grado di assumere e accumulare nei propri tessuti i contaminanti e sostanze tossiche e quindi viene utilizzata dalla comunità scientifica anche per la definizione della qualità delle acque.
Per quanto riguarda la riproduzione, il mitilo è una specie a sessi separati; la deposizione delle uova (spawning) nell’acqua circostante, luogo in cui avviene la fecondazione, si ha in primavera, dopodiché si ha un rapido ripristino delle gonadi che permette un secondo rilascio di uova più avanti, in autunno.
I mitili, oltre che essere organismi chiave all’interno della catena alimentare e ad essere utilizzati anche per la definizione della qualità delle acque, rappresentano un’importante risorsa economica, in particolare per l’Italia dove l’allevamento dei mitili copre i due terzi della produzione dell’Europa.
L’allevamento dei molluschi bivalvi nel Mediterraneo, infatti, ha origine antichissima: già Aristotele nel 350 a.C. parlava della produzione di ostriche in Grecia, Plinio, intorno l’anno 100 a.C. descriveva in Historia naturalis, gli stagni vicino a Napoli che venivano utilizzati per la stabulazione delle ostriche a scopo commerciale. L’allevamento dei mitili viene fatto risalire al 1235, quando un marinaio irlandese naufragato in Francia, usando i pali e le reti per catturare gli uccelli, scoprì che i mitili che vi crescevano erano di migliore qualità rispetto a quelli che crescevano sul fondo. Nella metà del 1800 sono state messe a punto le tecniche di allevamento dei mitili principalmente utilizzate oggi, ma è solo dagli anni ’70 del secolo scorso quando è stato sviluppato l’allevamento moderno, a long line, che è stato realizzato il pieno potenziale dell’allevamento di questa.
Le tecniche di allevamento attuale prevedono che il ciclo inizi con il reperimento del seme dei giovanili di cozza (2-3 cm di lunghezza). I semi possono essere acquistati da impianti (schiuditoi), oppure vengono generalmente raccolti direttamente dalle strutture dell’impianto (funi, boe, reste) che fungono da collettori delle larve, oppure presso altri substrati (scogliere, pali, ecc) direttamente dall’imbarcazione o durante immersione subacquea. Il seme, dopo essere distaccato con dei raschiatori, viene conservato in ambiente refrigerato e successivamente utilizzato per la fase successiva: l’incalzo. I mitili vengono incalzati in reste, generalmente in primavera/inizio estate. Esse sono formate da apposite calze in polilpropilene, con diametro delle maglie appropriato alla dimensione del seme incalzato. L’operazione di inserimento in reste può essere svolta o manualmente o con riempitrici meccaniche (tramogge) e tubi in materiale plastico di diametro appropriato.
Al termine dell’operazione d’incalzo, le reste vengono posizionate in ambiente marino. Le tecniche di coltura principali sono in sospensione, su strutture fisse e su long line.
Dopo aver annodato le reste al sostegno, vengono posizionate delle boe per permettere il galleggiamento.
In Italia, i mitili raggiungono la taglia minima commerciale (5 cm) in 8-13 mesi.
In seguito al D. Lgs 530/92, oltre ad aver disciplinato la produzione dei molluschi bivalvi, è stata regolamentata anche la loro commercializzazione. I molluschi bivalvi, infatti, e quindi anche i mitili, sono considerati alimenti ad alto rischio, e per questo devono rispondere a diversi requisiti igenico-sanitari, in particolare microbiologici e chimici.
I mitili, prima di poter raggiungere i mercati e pescherie, infatti, vengono fatti stabulare (in ambiente naturale)/depurare (in ambiente artificiale). A seguito della fase depurativa, i molluschi bivalvi raggiungono il Centro di Spedizione ovvero uno stabilimento a terra o galleggiante, riservato al ricevimento, rifinitura, lavaggio, pulitura, calibratura e confezionamento.
Superate tutte le fasi di allevamento, se i mitili presentano i requisiti igenico-sanitari a norma, possono essere venduti.